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Leone Dehon aveva fatto la sua conoscenza durante il suo secondo viaggio in Inghilterra (1862). Palustre gli parla con tanto entusiasmo di un giro per tutta l'Inghilterra che Leone Dehon accetta prontamente. Così è nata un'amicizia profonda che non finirà più.
Sul carattere di palustre, Dehon stesso scrive: "Aveva un carattere difficile, una volontà di ferro e una natura orgogliosa", egli "…aveva i gusti e i modi di un grande signore" (NHV I/64v e NHV II/2r). È proprio il temperamento difficile di Palustre che porta i due amici a volte in situazioni difficili; l'episodio più conosciuto è quello del loro viaggio in Oriente quando arrivano alla frontiera tra Egitto e Impero Ottomano per continuare il loro viaggio verso Gerusalemme. Già durante il loro soggiorno in Egitto, Palustre se l'era presa molte volte con i mendicanti. Arrivato alla frontiera un soldato ottomano chiede il certificato di sanità ai due francesi. Palustre, che non aveva capito né la domanda né il fatto che si trattasse di un soldato, si arrabbiò e frustò il soldato. Il soldato volle arrestare i due francesi e P. Dehon scrive: “… Per un momento ho pensato che invece di passare le feste di Pasqua ai Luoghi Santi, le avremmo passate a Istambul" (NHV III/143). Ma dopo aver spiegato il malinteso - il soldato non aveva l'uniforme ufficiale - i due amici hanno potuto continuare il loro viaggio.
Alla fine del 1868 per tutti e due si prospetta un passo decisivo della loro vita: Leone Dehon è ordinato prete il 19 dicembre e solo pochi giorni dopo Leone Palustre si sposa. La lettere di Dehon, inviata in tale occasione al suo amico, testifica ancora una volta la profonda amicizia tra i due:
Mio caro amico,
I tuoi desideri si sono avverati, eccoti padre di famiglia. Ti faccio le mie congratulazioni e sono persuaso che vi troverai la tua felicità. I miei auguri e le mie preghiere ti accompagnano in questo atto importante della tua vita. Martedì scorso ho offerto per te la S. Messa. Spero che il Signore benedirà il tuo matrimonio… Mi sei mancato il 19 dicembre. Si è felici, in queste grandi circostanze, di avere accanto a sé degli amici che ci aiutano a chiedere le benedizioni di Dio e che partecipano alle proprie gioie. Avevo però almeno mio padre e mia madre, ciò che non avrei mai pensato… Non so descriverti le consolazioni con cui Dio accompagna le sue grazie. Qualche volta le hai gustate anche tu" (LD 107, lettera del 15 gennaio 1869).
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